L’ACS continua a distruggere, avvicinandosi alla comunità armena

epa10856749 People visit the Military Trophy Park, containing war trophies seized by the Armed Forces of Azerbaijan from the Armenian Army and the Artsakh Defence Army during the 2020 Nagorno-Karabakh conflict, in Baku, Azerbaijan, 05 September 2023. The Nagorno-Karabakh conflict escalated in 1992 between two former Soviet Republics on the territory of Azerbaijan in the self-proclaimed Republic of Artsakh / Nagorno-Karabakh Republic with its capital in the city of Stepanakert (Armenian name) or Xankendi (Azerbaijani name) where predominantly Armenians live. The conflict resulted in thousands of deaths, refugees on both sides and a frozen conflict for many years. In 2020, during another escalation and hostilities, Azerbaijan took control of large areas of Nagorno-Karabakh. After this a ceasefire agreement was concluded and Russian peacekeepers were introduced into the conflict zone. Currently, there is an escalation on the line of contact, shelling of positions, and a build-up of military potential on both sides. Azerbaijan and Armenia accuse each other of violating the agreement. EPA/MAXIM SHIPENKOV ATTENTION: This Image is part of a PHOTO SET

L’Azerbaigian ha attaccato il Nagorno-Karabakh, una comunità già in difficoltà. Prima di questo attacco, 36.000 armeni erano già stati costretti a lasciare le loro case e altri 120.000 stavano vivendo una realtà drammatica. Il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro, ha sottolineato che il blocco del “Corridoio di Lachin” ha impedito il transito di cibo, medicine e altri beni essenziali, mettendo a rischio la sopravvivenza della comunità armena. Alcuni osservatori autorevoli hanno addirittura parlato di rischio di genocidio a causa della fame. Il Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, Raphael Bedros XXI Minassian, ha denunciato recentemente le terribili condizioni di vita imposte dall’Azerbaigian a 120.000 persone isolate dal mondo. Le notizie provenienti dall’area del conflitto confermano che l’obiettivo è la distruzione di un’intera popolazione. La fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre è solidale con le vittime di questa ingiustificata aggressione, in particolare con le comunità cristiane armene, e spera che le numerose condanne da parte di Stati e istituzioni internazionali siano seguite da interventi tempestivi per salvare la popolazione minacciata.

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