Terapie per l’Alzheimer: Progressi e Sviluppi Attuali

Oggi è la Giornata mondiale dell’Alzheimer, una forma di demenza degenerativa che colpisce sempre più persone. Nonostante non ci sia ancora una terapia definitiva per la malattia, negli ultimi anni sono emerse diverse molecole che offrono una speranza per i pazienti e i loro familiari. Paolo M. Rossini, direttore del Dipartimento Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele di Roma, fa il punto della situazione.

Il 2022 si era chiuso con l’amarezza per il fatto che il primo farmaco approvato negli Stati Uniti (Aducanumab*) per modificare l’andamento della malattia non era stato approvato in Europa a causa di vari motivi, come la scarsa efficacia clinica, gli effetti collaterali e i costi elevati. Tuttavia, il 2023 si è aperto con l’approvazione da parte dell’FDA di un altro anticorpo monoclonale chiamato Lecanumab*, che sembra essere più efficace e ha effetti indesiderati minori. Restano ancora irrisolti i problemi legati ai costi.

Dopo l’approvazione di Aducanumab, è previsto che altre molecole che rallentano l’evoluzione della malattia entreranno progressivamente nel mercato. Attualmente, ci sono diversi farmaci in fase di studio che, se i risultati saranno positivi, potranno essere richiesti per l’immissione sul mercato. Alcuni di questi farmaci possono essere somministrati sottocute, riducendo così i costi ospedalieri. Un esempio interessante è il Valitramilprosato*, che sarebbe il primo farmaco assunto per via orale, agirebbe su diversi bersagli della malattia e avrebbe pochi effetti collaterali.

Nel frattempo, cosa possiamo fare? Esistono farmaci sintomatici, ma con limiti ben noti. È importante prestare attenzione allo stile di vita, poiché l’esercizio fisico quotidiano e le attività cognitive possono aumentare la resistenza dei neuroni. Inoltre, è fondamentale ridurre o eliminare fattori di rischio come l’obesità, il fumo, l’eccesso di alcol e controllare il diabete, la pressione e le malattie cardiache.

Infine, stanno emergendo nuove ipotesi di trattamento sperimentale che utilizzano diverse energie, come campi magnetici, correnti elettriche e ultrasuoni, per stimolare specifiche aree cerebrali legate alla memoria, all’orientamento, al linguaggio e all’umore. Queste sedute di stimolazione possono mantenere o addirittura migliorare le funzioni cerebrali per diversi mesi.

In conclusione, nonostante non ci sia ancora una cura definitiva per l’Alzheimer, ci sono molte speranze per il futuro. È importante continuare a seguire gli sviluppi della ricerca e adottare uno stile di vita sano per ridurre i rischi di sviluppare la malattia.

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