La rielezione di Napolitano nel 2013: Un rinnovo dopo una serie di guasti e irresponsabilità

Il 20 aprile 2013, dopo le elezioni politiche che non avevano dato un vincitore chiaro, il Parlamento appena eletto chiese a Giorgio Napolitano di essere rieletto come presidente della Repubblica. Napolitano accettò e venne riconfermato alla carica alla sesta votazione, con 738 voti su 997. Questo storico risultato lo rese il primo presidente italiano a essere eletto per un secondo mandato e il più anziano nella storia repubblicana.

Per seguire le procedure burocratiche, il 22 aprile Napolitano firmò le dimissioni anticipare del suo primo mandato, che era iniziato il 15 maggio 2006. Di conseguenza, la bandiera presidenziale sul Palazzo del Quirinale venne temporaneamente abbassata. Alle 17 dello stesso giorno, Napolitano giurò come presidente rieletto e pronunciò un discorso davanti al Parlamento riunito in seduta comune. La cerimonia di insediamento fu più sobria e breve rispetto a quella precedente. Napolitano criticò i partiti politici per la loro incapacità di trovare un candidato per succedergli al Quirinale, sottolineando le contrapposizioni, le lentezze e le esitazioni nelle scelte politiche.

Nelle settimane seguenti, in un’intervista a Eugenio Scalfari, Napolitano dichiarò di essere stato quasi costretto ad accettare la rielezione come presidente, nonostante fosse convinto di dover lasciare la carica. Aggiunse che si trattava di salvaguardare la continuità delle istituzioni in un momento terribile per il paese.

Il 23 aprile, Napolitano iniziò le consultazioni per formare un nuovo governo e il giorno successivo affidò l’incarico a Enrico Letta, che divenne il primo primo ministro di un “governo di larghe intese” nella storia repubblicana.

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