“Meloni non ha avuto successo nell’espandere a nuovi mondi: una panoramica di un anno di centralizzazione e restrizione”

“Niente brindisi, concentratevi”. All’alba del 23 settembre 2022, Giorgia Meloni, dopo un breve discorso, mette in riga tutti i colonnelli accorsi al Parco dei Principi, l’hotel dove Fratelli d’Italia si è riunito per i risultati delle elezioni che li lanceranno a Palazzo Chigi. È passato un anno e domani la premier riunirà tutti all’auditorium della Conciliazione per fare il punto su questi dodici mesi. Che, visti dalle segrete stanze del potere, forniscono già un primo responso. Al di là dei successi rivendicati, il governo Meloni non si è aperto a nuove energie e contributi eretici. Anzi, sembra essersi ristretto: sempre meno decisori e consiglieri, sempre più mondi che restano fuori dal piano nobile del palazzo del governo.

Il primo tentativo, subito naufragato, di uscire fuori dal proprio campo avviene con Fabio Panetta al momento di formare la squadra: il membro del board della Bce, ora governatore della Banca d’Italia, rifiuterà l’offerta di diventare ministro dell’Economia. In compenso, tra i primi atti del nuovo esecutivo c’è lo spostamento del Pnrr: i fondi europei finiranno direttamente sotto l’egida di Palazzo Chigi, tolti dalla struttura del dicastero di Via XX Settembre, e inquadrati in una cabina di regia ad hoc. Accentrare e restringere.

Anche per i consulenti e i dirigenti apicali, ci sono state riduzioni. Dopo un anno, l’unico consigliere economico della premier è Renato Loiero, proveniente dalla direzione Servizio bilancio del Senato. Per il capo di gabinetto, la scelta è caduta su Gaetano Caputi, pescato dal ministero del Turismo. Anche nell’ufficio stampa, la Fiamma magica non si allarga. Mario Sechi è stato sostituito formalmente da Fabrizio Alfano, già portavoce di Gianfranco Fini presidente della Camera. E ora, dopo un anno di assenza, è stato individuato anche un responsabile dei rapporti con la stampa estera.

Nel frattempo, la comunicazione politica del governo e del partito è stata centralizzata nelle mani di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e ideologo di Via della Scrofa. In questo anno, Meloni ha anche messo mano alle partecipate, a partire da quelle più importanti. Le due novità principali sono gli amministratori delegati di Enel e Leonardo, Flavio Cattaneo e Roberto Cingolani. Claudio Descalzi e Matteo Del Fante sono stati confermati a Eni e Poste. Giuseppina Di Foggia va a Terna, unica vera nomina meloniana.

Le logiche che hanno governato Fratelli d’Italia fino al boom sono state riprodotte a Palazzo Chigi. I pochi uomini e donne che ruotavano intorno al partito quando era al 4 per cento sono gli stessi che adesso danno le carte. Non c’è da stupirsi della promozione di Arianna Meloni, sorella maggiore della leader e compagna del ministro Francesco Lollobrigida, a responsabile della segreteria politica oltre che del tesseramento. L’unico innesto in questo grumo di potere porta ad Alfredo Mantovano, prezioso sottosegretario alla presidenza con delega al deep state. Gli altri, come le stelle di Cronin, stanno a guardare.

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