Femminicidi in Italia: Dibattito sul reato autonomo

Cento sagome bianche ognuna con affisso un foglio con la storia di una vittima di violenza. E' l'installazione dal titolo "Senza parole" che da oggi al 25 novembre, Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne, viene ospitata presso i Giardini di Piazza San Marco per iniziativa dell'Ugl, Roma, 23 novembre 2017. ANSA / ETTORE FERRARI

Un recente sondaggio ha rivelato che in Italia c’è una divisione di opinioni riguardo al femminicidio come reato autonomo. Il 46% degli intervistati è d’accordo con la distinzione legale rispetto all’omicidio, mentre il 48% non lo è. Le donne sembrano essere più inclini a concordare con questa distinzione (50-43%), mentre gli uomini tendono più verso il disaccordo (40-54%).

Inoltre, emergono anche differenze regionali significative. I residenti del Nord sono principalmente in disaccordo (39-54%), mentre quelli del Centro sono più d’accordo (52-41%).

La società italiana appare divisa anche sull’idea che ogni uomo dovrebbe sentirsi in parte responsabile quando viene commesso un femminicidio. Il 44% è d’accordo, mentre il 50% è in disaccordo. Gli uomini (56%) sono più propensi a dissociarsi da questa responsabilità collettiva.

La maggioranza degli italiani (63%) ritiene che i femminicidi siano in aumento negli ultimi 30 anni, nonostante i dati ufficiali indichino una sostanziale stabilità del fenomeno. Le donne sono particolarmente convinte di questo aumento (73%), a differenza degli uomini (52%).

Quasi la metà degli intervistati (48%) ritiene che la stabilità dei femminicidi sia principalmente dovuta a ragioni culturali. Le donne sono più propense a considerare i fattori culturali come la causa principale (53%), rispetto agli uomini (42%). Tra i pensionati, la percentuale sale al 60%. Gli elettori del Pd sono particolarmente convinti del ruolo della cultura (66%), mentre quelli di Fratelli d’Italia sono più propensi a considerare fattori fisiologici (28%).

Per contrastare il femminicidio, le due azioni più indicate sono state l’introduzione dell’educazione di genere nelle scuole e facilitare la denuncia della violenza di genere da parte delle donne (26% ciascuna). I giovani tra i 18 e i 34 anni sono più favorevoli all’educazione di genere (29%), mentre gli elettori del Pd sono particolarmente favorevoli a questa misura (38%). Gli elettori di Fratelli d’Italia e degli altri partiti di centro-destra vedono come soluzione più efficace l’inasprimento delle pene (rispettivamente al 25% e al 31%).

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