Richiesta di un ulteriore processo per Alberto Genovese: i Pm di Milano avanzano la richiesta

Alberto Genovese esce dall’aula del tribunale con la sorella dopo la sentenza, Milano, 19 settembre 2022. L'ex imprenditore del web imputato con l'accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, due modelle, e' stato condannato a 8 anni e 4 mesi. ANSA/MATTEO CORNER

La Procura di Milano ha richiesto il rinvio a giudizio per Alberto Genovese, l’ex imprenditore del web già condannato per violenze sessuali su due modelle. Le accuse riguardano nuovi episodi di abusi sessuali su altre due giovani, avvenuti con lo stesso modus operandi e l’uso di cocaina. La richiesta è stata formulata dai pm Letizia Mannella, Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini dopo le indagini della Squadra mobile. Genovese potrebbe essere processato anche per intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico.

Nella richiesta di rinvio a giudizio è coinvolta anche l’ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso, già condannata, che secondo i pm sarebbe stata coinvolta in alcuni casi di abusi insieme all’uomo. Anche l’ex braccio destro di Genovese, Daniele Leali, è imputato per intralcio alla giustizia e cessione di droga nei festini di Terrazza Sentimento.

Genovese è accusato di più casi di violenza sessuale su una modella di 22 anni, avvenuti tra marzo 2019 e novembre 2020. In uno dei casi, l’ex fidanzata sarebbe stata complice. Queste accuse erano state valutate anche dal gip Tommaso Perna, ma non era stata presa una nuova misura cautelare nei confronti di Genovese, che era già stato arrestato nel novembre 2020 per gli abusi su una 18enne nel suo attico vicino al Duomo.

Genovese e l’ex fidanzata sono anche imputati per un tentativo di abusi su una 28enne nel febbraio 2020. L’accusa di intralcio alla giustizia riguarda il tentativo di offrire denaro alla modella di 18 anni in cambio di una ritrattazione degli abusi subiti. Infine, l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico riguarda una cartella chiamata “La Bibbia 3.0” in cui sono state trovate immagini di minori dalla Polizia postale.

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