Osvaldo Peruzzi: il genio geometrico dell’ultimo movimento futurista
L’artista Osvaldo Peruzzi, prigioniero di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, esprime la sua condizione di recluso nel suo dipinto intitolato “Incubo o Autoritratto”. Quest’opera fa parte della mostra “Osvaldo Peruzzi. Splendore geometrico futurista” presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma, che è stata prorogata fino al 19 novembre. La mostra, curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, è un’anticipazione della prossima esposizione dedicata anche alla stagione post futurista in programma nel 2024 alla Fondazione Livorno. A Livorno, Peruzzi si affermò come un influente membro dell’avanguardia degli anni ’30 e ’40. La selezione dei circa 30 dipinti esposti comprende anche l'”Aeropittura” del 1934, esposta al Guggenheim di New York nel 2014. I curatori osservano che questo dipinto rappresenta la transizione tra la prima fase eroica del Futurismo e gli sviluppi successivi. Peruzzi, che si è avvicinato al movimento futurista ispirato da Fillia, Bruno Munari e Ettore Prampolini, ha sviluppato uno stile geometrico che enfatizza le emozioni interiori, la geometria, lo spazio, l’universo e l’idealismo cosmico. La mostra offre inoltre l’opportunità di esplorare la produzione di Peruzzi nel campo dell’architettura e del design nella mostra “Laboratorio Prampolini Laboratorio #2”. Con la morte di Marinetti nel 1944 e la fine ufficiale del movimento futurista, Peruzzi ha continuato a seguire il suo percorso artistico dedicandosi alla rappresentazione del paesaggio urbano marittimo e alla grafica seriale fino alla sua morte nel 2004. La mostra di Roma riunisce opere provenienti da collezioni pubbliche e private, nonché produzioni meno conosciute provenienti dall’archivio dell’artista donato dalla famiglia e dalla Fondazione Primo Conti di Fiesole.