Ancc-Coop: incremento dei discount per ridurre sprechi e cibo identitario

L’inflazione alimentare ha gravato sul costo dei beni alimentari in Italia, causando un aumento del 21%. Secondo il ‘Rapporto Coop 2023’, il 72% dei manager del settore ritiene che l’inflazione non diminuirà prima del 2025. A causa di ciò, le vendite a prezzi costanti sono diminuite del 3% nei primi sette mesi dell’anno e si prevede un ulteriore calo del 0,5% per il 2024.

Gli italiani stanno adottando nuove strategie per contrastare l’inflazione alimentare. La spesa diventa più frequente e l’attenzione al risparmio ha portato molti a preferire i supermercati discount e i prodotti a marca del distributore rispetto alle marche industriali. Questo cambiamento ha portato anche ad una perdita di riferimenti identitari legati alla cultura tradizionale del cibo italiano, con una diminuzione del consumo di frutta e verdura del 15,2% negli ultimi due anni.

L’aumento dei prezzi ha influenzato non solo i consumatori, ma anche l’intera filiera alimentare. Nel 2022, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici ha colpito sia i produttori che i rivenditori, portando a una diminuzione del valore aggiunto e della marginalità operativa. Tuttavia, le imprese alimentari di maggiori dimensioni hanno dimostrato di avere una redditività superiore rispetto alla grande distribuzione alimentare.

Nonostante il ritorno a valori storici dei costi delle materie prime e dell’energia nel 2023, i prezzi al consumo non hanno subito una significativa riduzione. Anzi, si è registrato un ulteriore aumento dei prezzi e un ulteriore logoramento del potere d’acquisto delle famiglie. Ciò ha creato un differenziale negativo tra i prezzi di acquisto e quelli di vendita, con i prezzi di acquisto che rimangono strutturalmente superiori.

Le intenzioni di spesa degli italiani indicano un’inversione di rotta, con il 36% che prevede di ridurre i consumi al di là dell’inflazione. Anche gli indizi provenienti dallo scenario internazionale, dalla produzione industriale e dal mercato del lavoro fanno prevedere un Pil 2023 solo marginalmente positivo. Secondo il 80% dei manager intervistati, bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici.

Tuttavia, nonostante le difficoltà economiche, il rapporto evidenzia che gli italiani non mostrano sentimenti di rabbia o rancore sociale. In generale, si rafforzano i sentimenti di fiducia, serenità, accettazione e aspettativa positiva. Tuttavia, molti italiani hanno dichiarato di fare uso di psicofarmaci per gestire lo stress e le malattie correlate allo stress.

Gli italiani stanno vivendo una riduzione nel loro tenore di vita. Le transazioni immobiliari, gli acquisti di auto nuove e di beni tecnologici sono diminuiti. D’altro canto, il mercato per i prodotti usati o ricondizionati è in aumento.

In conclusione, l’inflazione alimentare in Italia ha avuto un impatto significativo sui consumatori e sull’intera filiera alimentare. Gli italiani stanno cambiando le loro strategie di spesa per cercare di far fronte alla situazione economica difficile, ma si prevede che i prezzi continueranno ad aumentare fino almeno al 2025. Nonostante le difficoltà, gli italiani mostrano un senso di fiducia e serenità, cercando di adattarsi alle nuove condizioni economiche.

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