Come difendersi da un pensiero tossico: l’importanza del ridicolo dei divieti

“Non vendo questo libro”, scrive in modo chiaro e visibile una libraia indipendente di periferia sul suo profilo. Si riferisce al libro di Roberto Vannacci, intitolato “Il mondo al contrario”, che dopo essere stato autopubblicato con grande successo e invidia da tutti, ha trovato un editore (Ancora parliamo di Vannacci, sembra che sia una stagione un po’ tranquilla). La libraia è orgogliosa di non venderlo e critica un’altra libraia che invece osa venderlo nonostante avesse dichiarato il contrario. Questo dettaglio è la parte meno interessante dell’intera storia – chi ha detto cosa, se il libro è in vendita o no, se è presente nel catalogo, eccetera – anche se rimane un mistero il fatto che Roberto Vannacci affermi di aver controllato che ho ben sei edizioni di “Mein Kampf”. Ma la cosa davvero interessante è il moralismo di chi dice “qui vendiamo solo libri da Gadda in su” (anche se forse non dovremmo vendere i fascisti e quindi facciamo come Ignazio Silone) e le conseguenze che questa scelta commerciale ha sull’anima di chi la fa.

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