Eleonora Giorgi e il successo con ‘Borotalco’: “Il ruolo più bello della mia carriera”
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(Adnkronos) – Eleonora Giorgi, morta oggi 3 marzo all'età di 71 anni, nella sua carriera di attrice ha legato il proprio nome ad alcune delle commedie italiane di maggior successo. Nel 1982, ha interpretato Nadia Vandelli in "Borotalco", film cult interpretato e diretto da Carlo Verdone. Quel personaggio le somigliava "parecchio – raccontò nel 2022 l'attrice al 'Corriere della Sera' – perché Carlo mi aveva permesso di ritagliarmi su misura il personaggio insieme al costumista Luca Sabatelli. Ero all'apice del successo e qualcuno mi disse: 'Ma perché perdi tempo con questa cosetta?'. 'Sarà un film leggero e profumato come il talco', mi disse Carlo dopo aver deciso finalmente il titolo". Grazie a questo film Giorgi ha vinto il David di Donatello e il Nastro d'Argento come migliore attrice protagonista. "È stato il più bel ruolo della mia carriera e uno dei personaggi femminili più riusciti del cinema italiano", ha confessato Giorgi. "Io ero all'apice della carriera, Carlo aveva avuto uno straordinario successo con i suoi primi film 'Un sacco bello' e 'Bianco Rosso e Verdone'. Avevo un desiderio folle di lavorare con Verdone e lanciai un appello che lui raccolse – ha detto in un'intervista sempre del 2022 al 'Messaggero' – Dalle nostre conversazioni nacque il ruolo di Nadia in cui misi molto della mia personalità. Anch'io ero una bionda spumeggiante e un po' ingenua, proprio come Nadia. Che pronuncia la migliore battuta femminista del cinema italiano, e ben 40 anni fa: 'Anch'io ho diritto alla mia dimensione, mica posso fare la casalinga'. Quel film dimostrò che un'attrice carina poteva far ridere e mi regalò una soddisfazione indimenticabile". A proposito del grande successo del film, Eleonora Giorgi ha raccontato "All'epoca ero fidanzata con Warren Beatty e una sera, a Los Angeles, andai al ristorante con lui, Jack Nicholson e Anjelica Huston. Dal tavolo vicino due ragazzi romani, ignorando del tutto quelle tre star, si fiondarono su di me per un autografo esclamando: 'Anvedi, c'è Nadia di Borotalco!'. Ancora oggi mi scrivono sui social degli studenti, all'estero con il programma Erasmus, che organizzano serate italiane a base di pizza e 'Borotalco'". Protagonista di "Borotalco" è Sergio Benvenuti (Carlo Verdone), ragazzo romano piuttosto ingenuo e impacciato nei modi, che riesce a trovare lavoro come venditore porta a porta in una casa editrice di una collana musicale. Forse, è l'occasione giusta per poter "ingranare" e, quindi, sposare Rossella (Roberta Manfredi) con la quale è fidanzato da quattro anni. Almeno questa è la sua giustificazione davanti al cruento padre di lei, in allarme per l'adorata figlia. Ma il lavoro non va, infatti è ultimo nella classifica delle vendite. Amareggiato, telefona alla sua collega capolista Nadia Vandelli (Eleonora Giorgi), che non ha mai visto, una ragazza spigliata con il pallino della musica leggera – specie quella di Lucio Dalla – proponendogli di unire il loro lavoro per un giorno in modo che lui possa fare un po' di tirocinio. L'indomani, però, si trova da solo davanti all'abitazione del cliente, l'architetto Manuel Fantoni (Angelo Infanti). Stanco di aspettare Nadia – che nel frattempo è intrappolata in una fila per prenotare dei posti ad un concerto di Dalla – decide di salire, pensando che forse la ragazza è già entrata. Previsione errata, Nadia non c'è e il cliente è un uomo sulla quarantina, con l'aria da playboy incallito che, a quanto pare, ha molta voglia di parlare di sé. Tanto che Sergio si ritrova nella veste di attento ascoltatore, addirittura estasiato dalle innumerevoli avventure del nuovo amico. Avventure che si dichiareranno fittizie come si rivelerà fittizio il suo nome, e questo lo dichiara il maresciallo giunto sul luogo per arrestarlo. Sergio, quindi, si ritrova solo in quell'appartamento pieno di storie mai avvenute. Per gioco cerca di rifare il verso all'amico e si veste dei suoi panni. E' l'inizio di una bugia che prenderà, in seguito, la dimensione di una spirale, dalla quale sembra impossibile uscire. La farsa ha inizio con il suono del campanello alla porta: è Nadia che si scusa del ritardo chiedendo se si è visto un suo collega, Sergio Benvenuti. "No, non si è visto" è la risposta di Sergio. Poi, anche lei cede al fascino delle storie inventate da Sergio/Manuel, il cui aspetto insignificante si riveste, sotto gli occhi di Nadia, di un alone fascinosamente misterioso: nuovo abbigliamento cucito interamente dalle bugie e all'atmosfera del luogo. Quando Sergio ritorna a casa, vorrebbe definire la cosa, spiegare, ma, per varie circostanze, non ci riesce e il gioco va avanti fin quando il padre di Rossella ristabilisce l'ordine e tutto rientra nella normalità: Sergio e Nadia si sposeranno rispettivamente con i loro "veri" partners. Si ritrovano dopo qualche anno: lui, venditore affermato con un figlio a carico; lei, ricca benestante con un desiderio avverato: Dalla ha inciso la sua canzone. Tutto fila liscio, ma, forse è proprio questa normalità a rendere grigia la loro vita, perciò basta una frase del passato "gioco" che ogni cosa ricomincia a girare come in una spirale: l'illusione prevale di nuovo sulla quotidianità della vita. —spettacoliwebinfo@adnkronos.com (Web Info)