Familiari vittima del terrorismo ricorrono alla CEDU per ottenere giustizia
“Non vogliamo vendetta, ma giustizia. Le autorità francesi ci hanno negato questa giustizia per 44 anni”, hanno dichiarato Pietro e Santina Granato, fratelli di Michele Granato, il poliziotto ucciso dalle Brigate Rosse nel novembre 1979 a Roma. Durante una conferenza stampa alla sede Stampa Estera a Roma, hanno presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) contro la sentenza del 28 marzo, con cui la Corte di Cassazione francese ha respinto la richiesta di estradizione presentata dall’Italia nei confronti dei 10 terroristi italiani che si sono rifugiati in Francia grazie alla dottrina Mitterand. “Coloro che vivono in Francia sono assassini: uccidevano servitori dello Stato, per loro erano solo numeri”, hanno aggiunto i familiari che vivono in Sicilia. “Il nostro ricordo va a quel giorno: abbiamo appreso della morte di Michele dai giornali e dalle forze dell’ordine. Un dolore che dura da oltre 40 anni”.
“L’impegno dei servitori dello Stato che hanno sacrificato la propria vita ha contribuito alla vittoria della democrazia. Tuttavia, sono i familiari delle vittime che hanno dovuto sopportare tutto il peso di questa tragedia”, ha sottolineato l’avvocato Valter Biscotti. “Se ci sono nuovi padri della patria, credo che siano proprio quei servitori dello Stato caduti per salvare la democrazia”.
“Lo scopo della giurisdizione non è solo punire, ma anche far luce sulla storia. Se non c’è una punizione adeguata, il reato non viene percepito come tale. Negli ultimi 30 anni, nelle altalenanti decisioni del governo e della magistratura francese, sono stati presi in considerazione solo i diritti dei carnefici, ignorando completamente i diritti delle vittime”, ha affermato Potito Perruggini Ciotta, nipote del Brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso a Torino nel marzo 1977 e presidente dell’Osservatorio nazionale “Anni di piombo” per la Verità storica. “Durante gli anni di piombo, la vita del nostro Paese è stata devastata. Hanno cercato di spezzarci, ma siamo riusciti a rialzarci e questo è un insegnamento che dobbiamo trasmettere alle generazioni future, affinché ricordino la forza e la determinazione dimostrate dal popolo italiano. Anche il ministro francese Dupont Moretti li definisce ‘terroristi assassini'”, ha proseguito. “La missione del nostro Osservatorio è continuare a fare tutto il possibile per cercare frammenti di verità storica condivisa. Anche questo ricorso alla Cedu è un tentativo di mantenere viva la fiamma della ricerca della verità. Altrimenti, come diceva il grande Sciascia a proposito della mafia, saremo una nazione senza giustizia e senza verità”.
“Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo non è un oltraggio alla Francia, ma un modo per equilibrare il peso tra vittima e carnefice. Chiediamo di ottenere questa giustizia perché per troppi anni il nostro Paese non ci è riuscito. Non possiamo sempre difendere solo Caino”, ha dichiarato Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pierluigi, ucciso a Milano nel febbraio 1979 da un commando dei Pac. “Ho accettato di stare al fianco dei Granato perché loro non hanno voce, come tante altre famiglie che vengono ignorate. L’oltraggio sta nel fatto che ancora oggi, dopo trent’anni, non si dà peso al dolore che ogni vittima e famiglia porta con sé ogni giorno”.
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