Il piano del Partito Democratico per eleggere Gentiloni come nuovo premier al posto di Schlein: tutti i dettagli.

Nel Partito Democratico si sta diffondendo l’idea che Giorgia Meloni potrebbe non riuscire a completare il suo mandato. Per questo motivo, i membri del partito che hanno sempre deciso chi fosse il segretario stanno accelerando il lavoro per pianificare il “dopo”. Si sa che Elly Schlein vorrebbe candidarsi come premier alle prossime elezioni politiche e ha fatto pubblicamente questa dichiarazione. Il lavoro di ricucitura delle opposizioni su temi come il salario minimo e la sanità pubblica è parte di questo piano. La segretaria del Pd vuole dimostrare di poter unire tutte le forze che si oppongono alle destre. Tuttavia, i membri più importanti del partito hanno altri piani per il futuro. Sia che Meloni cada in anticipo, sia che riesca a portare a termine il suo mandato, i leader del Pd vogliono essere pronti per le elezioni.

Infatti, essendo abituati al governo e non all’opposizione, vogliono tornare a governare il paese. Ma se Schlein non è la candidata dei dirigenti del Pd per Palazzo Chigi, chi potrebbe essere il candidato? Il nome che viene menzionato nelle conversazioni riservate è Paolo Gentiloni. L’attuale commissario europeo potrebbe essere presentato come una sorta di nuovo Prodi, in grado di unire sia l’ala di sinistra delle opposizioni sia quella più moderata rappresentata da Carlo Calenda. È anche da notare che Matteo Renzi si è riavvicinato a Gentiloni, quindi anche Italia Viva potrebbe entrare in gioco nella coalizione delle opposizioni. Naturalmente, c’è sempre l’incognita del Movimento 5 Stelle e del suo leader Giuseppe Conte. Ma, secondo il ragionamento del Pd, ci sarebbe comunque questa incertezza con qualsiasi candidato. Tuttavia, mentre a Conte sarebbe facile dire di no a una candidatura di Schlein a Palazzo Chigi, sarebbe più difficile rifiutare il nome di Gentiloni. Ma per avere successo, il Pd deve fare bene alle prossime elezioni europee, solo così potrà aspirare a guidare le opposizioni. Inoltre, fare bene non significa accontentarsi del 20% dei voti, ma superare il risultato di Nicola Zingaretti nel 2019, che ottenne il 22,7%.

Anche nel centrodestra si è sentita la voce di un possibile coinvolgimento di Gentiloni nella politica italiana. Questo è uno dei motivi che ha spinto i leader della maggioranza ad attaccare il commissario europeo per gli Affari economici e monetari. Nel frattempo, nel Pd, per diverse ragioni, tutti stanno lavorando per essere preparati e competitivi alle elezioni europee. Per questo motivo, al Nazareno, l’attenzione è focalizzata sulle candidature. Si vogliono privilegiare gli esponenti capaci di portare voti. Ma si dice che uno di questi, Stefano Bonaccini, preferisca un terzo mandato come presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna anziché un seggio a Strasburgo.

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