Il salario minimo secondo la Cassazione: la retribuzione lorda non può essere il parametro. Il Cnel approva il primo documento tecnico.
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza importante riguardo alle retribuzioni minime. Secondo la Corte, non si può considerare la retribuzione lorda come un importo totalmente spendibile per il lavoratore. Questo principio è stato stabilito in una causa legale tra otto vigilantes, assunti nel 2018 da Sicuritalia e impiegati come receptionist negli appalti di Snam. I lavoratori avevano accusato l’azienda di violare l’articolo 36 della Costituzione, che garantisce una retribuzione proporzionata al lavoro svolto e sufficiente per una vita dignitosa. Gli otto lavoratori percepivano uno stipendio mensile lordo di 930 euro (5,38 euro/ora), come previsto dal contratto collettivo.
Gli otto lavoratori avevano vinto in primo grado, ma la corte d’appello di Milano aveva dato loro torto, affermando che il loro stipendio lordo superava la soglia di povertà stabilita dall’Istat. La Corte di Cassazione ha riformato questa decisione, sostenendo che l’indice di povertà dell’Istat riguarda la capacità di acquisto immediata di beni essenziali e non tiene conto del salario costituzionale.
Nel frattempo, la Commissione dell’informazione del Cnel ha approvato il primo documento tecnico sul lavoro povero e il salario minimo. Il documento fornisce indicazioni sulla direttiva dell’UE per l’introduzione di un salario minimo legale e sul tasso di copertura della contrattazione collettiva. La Cgil ha espresso critiche e si è astenuta dal voto.
Il Cnel continuerà a lavorare sulla seconda parte del documento, che verrà consegnata entro il 6 ottobre. Il documento finale, contenente le proposte, verrà discusso il 12 ottobre. Il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto, ha dichiarato che il governo sta valutando delle proposte di maggioranza per affrontare l’emergenza salariale, ma non un salario minimo garantito. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha criticato questa posizione, sostenendo che il governo deve prendere una decisione chiara e non scaricare sul Cnel la responsabilità.
In conclusione, la sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di considerare il salario costituzionale e non solo la retribuzione lorda. Nel frattempo, il dibattito sul salario minimo continua, con il Cnel che lavora su proposte e il governo che deve prendere una decisione.