Indice predittivo della sopravvivenza al glioblastoma: nuova scoperta sul tumore al cervello

Il glioblastoma, un tumore cerebrale maligno, può avere una prognosi diversa a seconda della zona del cervello in cui si sviluppa. Uno studio condotto da ricercatori italiani e internazionali ha dimostrato che se il tumore cresce in aree cerebrali con alta densità di fibre, la sopravvivenza del paziente è più breve, mentre se si localizza in regioni con bassa densità di fibre, la prognosi è migliore. Questa scoperta rappresenta un nuovo indice diagnostico non invasivo per predire la sopravvivenza nei tumori cerebrali.

Finora, gli sforzi per trattare il glioblastoma si sono concentrati sulle caratteristiche del tumore, come le mutazioni e le interazioni con il sistema immunitario. Questo studio, invece, si è focalizzato sulle caratteristiche dell’organo colpito: il cervello. Il cervello è formato da neuroni e da connessioni tra le varie aree cerebrali, chiamate connettoma. Queste connessioni sono simili a strade che mettono in comunicazione le diverse regioni del cervello. Lo studio ha dimostrato che la prognosi del glioblastoma dipende anche dalla densità di queste connessioni strutturali nell’area in cui si sviluppa il tumore. In particolare, quando la densità di fibre è alta, la sopravvivenza è inferiore, mentre è maggiore quando la densità è più bassa.

Gli autori ipotizzano che ciò possa essere dovuto al fatto che quando il tumore cresce in regioni con più fibre, ha maggiori possibilità di diffondersi alle altre parti del cervello. La strategia sviluppata dai ricercatori permette di calcolare l’indice di densità delle fibre di sostanza bianca nella zona in cui cresce il tumore utilizzando solo la risonanza magnetica cerebrale, senza bisogno di altri esami specifici.

Questi risultati dimostrano l’importanza di considerare il cervello umano come un organo speciale nel trattamento del glioblastoma. Oltre a fornire un nuovo indice diagnostico non invasivo, lo studio offre spunti per nuovi approcci terapeutici. Speriamo che questa ricerca possa contribuire a sviluppare terapie più efficaci per combattere il glioblastoma, un tumore cerebrale ancora privo di cure definitive.

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