La politica non si fa con il codice penale: un avviso a destra e sinistra.

A volte sembra che siamo ancora nel lontano 30 aprile 1993. Chi ha una buona memoria in questo paese sa bene cosa è successo in quella data. Quella è stata la prima pagina di una vera e propria caccia mediatica, un tentativo di mettere all’indice collettivo, sotto l’egida di un mantello giacobino, tutti coloro che venivano considerati nemici della purificazione del popolo. Le monetine lanciate contro Bettino Craxi, trent’anni fa, hanno portato alla criminalizzazione della classe politica e all’evocazione dei suoni delle catene delle manette. Questo evento ha fatto convergere coloro che avevano da poco partecipato alla manifestazione del Pds in piazza Navona con i giovani del Movimento Sociale Italiano che avevano a disposizione le monetine grazie a Teodoro Bontempo.

E ora, dopo trent’anni, i figli, i nipoti e in alcuni casi anche i protagonisti di quella stagione, con il supporto dei rivoluzionari con le loro pochette e le loro amicizie a Pechino, stanno riproponendo nella politica italiana l’idea del populismo giudiziario in ogni occasione.

Spesso ci troviamo di fronte a situazioni in cui la cronaca diventa l’occasione perfetta per riproporre questa mentalità.

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