La Segreteria di Stato richiede un risarcimento di 177 milioni agli imputati: un importante sviluppo legale.
La professoressa Paola Severino, avvocato della parte civile della Segreteria di Stato, ha richiesto che gli imputati nel processo sulla gestione dei fondi vaticani siano condannati a risarcire i danni morali e reputazionali, quantificati in 177 milioni e 818 mila euro. Ha inoltre chiesto una provvisionale immediata di 98 milioni 473 mila euro e ha sottolineato che la sospensione condizionale della pena dovrebbe essere subordinata al pagamento del risarcimento. Nel frattempo, l’avvocato dello Ior ha depositato una richiesta di restituzione dei fondi sottratti dagli imputati, stimati in 206 milioni 493 mila 665 euro. La professoressa Severino ha ripercorso i fatti del processo, sottolineando l’acquisto del palazzo di Londra tramite il fondo Athena di Raffaele Mincione e l’entrata dei mercanti nel Tempio consentita dal cardinale Becciu. Ha inoltre evidenziato i danni derivanti dalla sovrastima dell’immobile, che ha comportato perdite per l’istituzione. Nel processo, la Segreteria di Stato chiede solo i danni morali e d’immagine, mentre i danni patrimoniali saranno richiesti dall’Apsa. La professoressa Severino ha parlato di investimenti finalizzati a soddisfare gli interessi del gestore, conflitti d’interesse e una serie di reati che hanno avuto inizio con l’operazione petrolifera non compiuta. Ha inoltre sottolineato l’importanza delle mille azioni con diritto di voto mantenute da Gianluigi Torzi. L’emergere della vicenda ha causato un’ampia lesione dell’immagine della Segreteria di Stato, con articoli pubblicati in 130 Paesi del mondo che hanno paragonato lo scandalo a quello del Banco Ambrosiano. Una consulenza tecnica esterna ha valutato il danno d’immagine tra i 97 e i 177 milioni di euro.