Livia Turco parla dell’eredità della Turco Napolitano e dei punti fermi per affrontare la questione migranti.

Il recente decreto migranti ha suscitato molte polemiche e le parole della premier Giorgia Meloni hanno contribuito ad alimentare il dibattito. Livia Turco, ex parlamentare e due volte ministro, è una esperta dell’argomento in quanto ha elaborato la legge sull’immigrazione n.40 del 1998, la prima legge quadro sull’immigrazione in Italia, insieme all’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano. Dopo quindici anni di provvedimenti vari, questa legge ha ancora molto da dire e può offrire all’opposizione alcuni punti fermi su cui concentrarsi.

Quando il governo di cui faceva parte Turco è salito al potere nel 1996, si è trovato di fronte a un’immigrazione silenziosa e rapida, attratta dal mercato del lavoro irregolare nel settore pastorale e manifatturiero del centro-nord. Questo cambiamento ha causato un senso di timore e ansia nella società, alimentato anche da persone che diffondevano la paura attraverso i media. Un altro fattore esterno è stato il collasso dell’Albania di Sali Berisha. Di fronte a questa situazione, si è deciso di affrontare il problema in modo strutturale, anche se si era in uno stato di emergenza. I tre punti fondamentali erano rendere gli ingressi regolari per lavoro convenienti e praticabili, contrastare l’immigrazione clandestina e promuovere politiche di integrazione e convivenza.

Turco è stata incaricata di coordinare il lavoro e nel settembre 1996 si è tenuta una conferenza a Torino per discutere l’impostazione della nuova legge. Durante l’incontro, noto come “Non più stranieri ma nuovi cittadini”, sono state affrontate le difficoltà di mantenere l’idea di solidarietà e contemporaneamente tenere conto delle preoccupazioni della popolazione. Si è pensato a un piano triennale di ingressi, con quote annuali per ogni tipo di lavoro, e si è introdotta la figura dello sponsor che si faceva garante per un certo numero di immigrati durante la ricerca di lavoro. Questa figura ha avuto successo nell’effettivo inserimento degli immigrati.

Altri punti importanti sono stati gli accordi bilaterali solidi, come quello con l’Albania, che prevedevano il sostegno allo sviluppo e la regolarità degli ingressi. Inoltre, si è deciso che nei centri di permanenza temporanea il fermo fosse di massimo trenta giorni, garantendo sicurezza e rispetto della persona. Fondamentale è stato anche il finanziamento dei progetti dei Comuni per le politiche di integrazione e l’istituzione dei diritti alla salute, alla tutela della maternità e all’istruzione per i bambini, anche per le persone irregolari senza permesso di soggiorno.

Ora, secondo Turco, è necessario dare priorità all’apertura di canali regolari per gli ingressi e ripristinare i fondi per le politiche di integrazione. È importante stringere accordi bilaterali validi e considerare l’Africa con un approccio globale, focalizzato sullo sviluppo e sulla cooperazione. Inoltre, bisogna puntare sul principio di equa redistribuzione. Turco fa notare che la Germania è riuscita a integrare rapidamente gli immigrati siriani, accogliendone molti.

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