Lotta alle bande giovanili: Esperto di criminologia suggerisce interventi precoci nelle scuole
L’articolo parla del fenomeno delle baby gang in Italia, gruppi di ragazzi che compiono azioni violente e le pubblicizzano sui social media. Si tratta di un problema diffuso tra i giovani provenienti da contesti difficili e anche tra i ragazzi delle ricche province del Nord. Queste gang non sono organizzate in una struttura, ma sono gruppi di ragazzi che si uniscono senza scopi criminali precisi, ma che a volte finiscono per compiere azioni violente. Le loro azioni sono spesso impulsive e non pianificate, e non hanno una finalità economica.
Questi giovani aggrediscono e rapinano i loro coetanei, spinti da un desiderio di dimostrare di essere forti e di avere il coraggio di compiere azioni estreme. Non sono razionali nelle loro azioni e non hanno consapevolezza della gravità delle loro azioni o dei rischi che corrono. Aumentare le pene non cambierebbe nulla per loro, perché spesso non sanno nemmeno che stanno commettendo un reato.
Secondo il ricercatore Marco Dugato, la pura repressione non risolve il problema delle baby gang. È necessario agire in modo preventivo, potenziando i servizi sociali e la scuola per individuare precocemente i casi problematici. Dugato suggerisce di iniziare a fornire supporto già alle medie e in alcuni casi anche alle elementari. L’educazione digitale è una delle leve per affrontare questo problema, educando i ragazzi all’uso consapevole dei social media e dei telefoni cellulari.
Fuori dalla scuola, è importante potenziare i servizi sociali minorili, che al momento sono in difficoltà, così come le comunità e le carceri minorili, che non riescono a far fronte all’afflusso attuale di ragazzi. In conclusione, è necessario agire in modo preventivo per affrontare il fenomeno delle baby gang, offrendo sostegno ai giovani e educandoli all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione moderni.