Processo ‘Radici’: il confronto tra le parti civili nel caso ‘Ndrangheta
Si è aperto a Bologna il processo ‘Radici’, che coinvolge 35 imputati accusati di vari reati tra cui associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia ed estorsione. Alcuni di loro sono anche accusati di aver agito con metodi tipici della ‘Ndrangheta, come l’uso della forza intimidatrice e dell’omertà. In particolare, sono stati individuati collegamenti con le cosche Piromalli e Mancuso.
Un anno fa, la Guardia di Finanza ha eseguito 23 misure cautelari nell’ambito di un’indagine su investimenti illeciti, molti dei quali sono avvenuti durante la pandemia. I settori coinvolti sono stati principalmente il commercio, l’edilizia, la ristorazione e l’industria dolciaria, con particolare attenzione alle province di Ravenna e Forlì-Cesena. Tra gli imputati c’è anche Francesco Patamia, candidato alle elezioni per ‘Noi Moderati’, che ha richiesto di essere interrogato nella prossima udienza, il 3 ottobre.
Durante l’udienza preliminare, molte organizzazioni e persone si sono costituite parte civile, tra cui la Cgil Emilia-Romagna, la Camera del Lavoro di Bologna, la Cisl e la Uil regionali, l’associazione Libera, la Cgil di Forlì-Cesena per i lavoratori che hanno subito caporalato a Cesenatico, diverse curatele di fallimenti e l’ex portiere Marco Ballotta. Quest’ultimo è stato vittima di minacce aggravate dalle modalità mafiose, mentre altre persone hanno subito estorsioni e usure.
L’udienza si è svolta davanti al Giudice per l’udienza preliminare Roberta Malavasi, e il processo proseguirà con l’interrogatorio degli imputati e delle parti civili. Si tratta di un importante passo nella lotta contro la criminalità organizzata e il suo infiltrarsi nella vita economica e sociale del territorio.