Terremoto a Napoli: Scossa di magnitudo 2.9 ai Campi Flegrei
Un nuovo terremoto di magnitudo 2.9 si è verificato oggi 1 ottobre nella zona dei Campi Flegrei, a Napoli. La scossa è avvenuta alle 15.33 a una profondità di 2 km ed è stata localizzata dalla Sala Operativa INGV-OV. Da giorni l’area è soggetta a uno sciame sismico sempre più frequente e intenso, con il terremoto più forte che si è verificato il 27 settembre, raggiungendo una magnitudo di 4.2, la più alta degli ultimi 40 anni.
Ma cosa sta succedendo in quell’area? Potrebbero verificarsi altri terremoti? Secondo Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano INGV, il terremoto del 27 settembre è collegato ai Campi Flegrei e al fenomeno del bradisismo che caratterizza l’intera area, in particolare la caldera. Il sollevamento del suolo causa un aumento dello sforzo della crosta, portando alla rottura e alla generazione di terremoti.
Riguardo alla possibilità di altre scosse, non è possibile fare previsioni. Tuttavia, considerando l’intensa fase di deformazione attuale, ci si aspetta che si verifichino altri terremoti di magnitudo simile o superiore a questo. È importante notare che questi terremoti sono molto superficiali, il che significa che anche quelli di magnitudo medio-piccola possono essere facilmente avvertiti.
La situazione attuale nei Campi Flegrei è critica dal punto di vista della sismicità. Il suolo si è sollevato di circa 1 metro e 10 cm dal 2006, superando di 15-20 cm il livello massimo raggiunto nel 1984. Secondo Giuseppe De Natale, vulcanologo della Società Italiana Geologia Ambientale, è necessario verificare la vulnerabilità degli edifici nella zona e procedere all’evacuazione il prima possibile. La situazione dei Campi Flegrei, situati a ovest di Napoli nell’area del golfo di Pozzuoli, uno dei centri vulcanici più attivi al mondo, è molto seria.
Il sollevamento del suolo che stiamo osservando indica la presenza di una pressione interna al sistema che, oltre ad aumentare la pressione a una profondità compresa tra 0 e 3 km, causa il sollevamento del suolo, la rottura delle rocce e la generazione di terremoti. Nel 2018, De Natale ha avvertito le istituzioni scientifiche che il continuo sollevamento del suolo e l’aumento della pressione interna avrebbero portato a un aumento della sismicità, sia in termini di numero che di magnitudo. Ha anche avvertito che se il livello del suolo si fosse avvicinato o superato quello del 1984, si sarebbe avuta una sismicità simile o addirittura più intensa di quella del 1983-84. E proprio quello che sta accadendo. Dal 2006 a oggi, la sismicità è aumentata progressivamente, anche se noi l’abbiamo percepita solo negli ultimi mesi, ma i terremoti c’erano già prima, erano pochi e non venivano avvertiti dalla popolazione.