Tre anni di carcere per Cerroni e Rando: nuove condanne sulla gestione della discarica di Malagrotta
Il tribunale di Roma condanna Manlio Cerroni e Francesco Rando a pene detentive per gestione illecita della discarica di Malagrotta, evidenziando gravi danni ambientali e omissioni nella salute pubblica.
Un’altra pagina giudiziaria si scrive per la gestione della discarica di Malagrotta, storico simbolo della crisi dei rifiuti a Roma. Il tribunale della capitale ha condannato a tre anni di reclusione Manlio Cerroni, noto come il re delle discariche romane, e il suo ex collaboratore Francesco Rando. La sentenza è stata emessa da un giudice monocratico, con la quale è stato inflitto anche un duro colpo a Carmelina Scaglione, anch’essa condannata a due anni. L’inchiesta, che si è articolata su più fronti, ha messo in luce la gestione disastrosa di ingenti quantità di rifiuti speciali nel periodo compreso tra il 2006 e il 2018.
Le accuse e la gestione dei rifiuti speciali
Sotto accusa gli imputati erano accusati di gestire abusivamente e in modo organizzato rifiuti speciali attraverso il consorzio Colari e la società E.Giovi s.r.l., di cui Cerroni e Rando erano i legali rappresentanti fino al febbraio 2014. In particolare, il reato contestato riguarda la mancata rimozione del percolato di discarica, un liquido altamente inquinante generato dalla decomposizione dei rifiuti, che si forma attraverso l’infiltrazione dell’acqua piovana nella massa di scarti. Secondo l’accusa, il gestore della discarica era obbligato a smaltire questo rifiuto speciale e non lo ha fatto, il che ha portato a conseguenze ambientali significative.
La situazione si complica ulteriormente poiché il processo ha messo in evidenza non solo il danno ambientale, ma anche una grave omissione nel gestire i rischi connessi alla salute pubblica e all’ambiente circostante. Il percolato, se non gestito correttamente, può infiltrarsi nelle falde acquifere, causando un danno irreparabile all’ecosistema. Il giudice ha deciso di intervenire con una sentenza che evidenzia la necessità di responsabilità nella gestione dei rifiuti.
Conseguenze e risarcimenti
Oltre alle pene carcerarie, il giudice ha disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per tutti gli imputati. In aggiunta, ci sono stati ordini di risarcimento a favore delle parti civili coinvolte, tra cui il Comune di Roma, che chiede giustizia per le gravi conseguenze subite dai cittadini a causa di una gestione inadeguata. È una decisione che sottolinea come le istituzioni stiano progressivamente prendendo coscienza della necessità di tutelare a tutti i costi l’ambiente, soprattutto in situazioni così critiche.
Un aspetto importante della sentenza è il riconoscimento della responsabilità civile e la confisca della società E.Giovi s.r.l., un passo che potrebbe dare un segnale forte su quanto la giustizia intenda perseguire chi agisce al di fuori delle normative, a scapito della salute collettiva e dell’ambiente. Contestualmente, il giudice ha dichiarato l’estinzione di altri due capi di imputazione per prescrizione, un aspetto che chiude alcune porte ma ne apre altre su un panorama giudiziario sempre più complesso.
Le sentenze precedenti
Non è la prima volta che Cerroni e Rando si trovano al centro di inchieste per la gestione della discarica di Malagrotta. Già lo scorso luglio, infatti, Cerroni era stato condannato a sei anni e quattro mesi e Rando a tre anni per disastro ambientale legato alla stessa discarica. Questi ribaltamenti giudiziari continuano a gettare ombre sulle pratiche di smaltimento dei rifiuti nella capitale, rivelando un sistema fragilissimo e spesso al di sopra delle leggi, con fallout non riducibili ad un semplice processo penale.
La gestione dei rifiuti è un tema caldo per Roma, e scandali come questi non fanno altro che intensificare le pressioni per una riforma del sistema, affinché le pratiche di smaltimento siano più allineate ai criteri di sostenibilità e responsabilità. Una maggiore sorveglianza da parte delle autorità potrebbe essere la chiave per evitare future stravaganze e per garantire che la capitale possa finalmente voltare pagina in una questione tanto delicata quanto cruciale per il benessere dei suoi cittadini e dell’ambiente.