Vaccino Covid: Cosa dicono gli esperti sull’opportunità per tutte le fasce d’età (25-60)

Negli Stati Uniti, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno raccomandato i nuovi vaccini anti-Covid a tutti dai 6 mesi di vita in su. Ma qual è la posizione degli esperti in Italia?

Secondo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, questa raccomandazione conferma quanto già detto in passato. Per i bambini più piccoli e per la popolazione senza comorbidità, un richiamo del vaccino anti-Covid aggiornato è sempre utile. Andreoni sottolinea che il virus può essere fastidioso anche per i soggetti sani e i bambini più piccoli, e che la vaccinazione riduce il rischio di Long Covid. Pertanto, la raccomandazione dei Cdc è corretta, in quanto proteggere più persone riduce la circolazione del virus e protegge coloro che sono più vulnerabili o immunocompromessi.

Tuttavia, Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, non è d’accordo con i Cdc. Secondo lui, non dovremmo ripetere l’errore commesso due anni fa, quando abbiamo esteso la vaccinazione a tutti senza distinzioni. Bassetti afferma che dovremmo evitare gli errori del passato e concentrarci sulla protezione di una popolazione di soggetti fragili, ultrafragili e anziani. Propone di iniziare la vaccinazione dai 70-75 anni in poi, insieme ai fragili e agli ultrafragili. Secondo Bassetti, queste categorie dovrebbero essere protette al 100% perché il Covid può causare gravi problemi a persone di età avanzata. Tuttavia, precisa che i suoi figli e sua moglie non si vaccineranno.

Anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, non è d’accordo con l’approccio dei Cdc. Secondo lei, i vaccini devono essere ampiamente sperimentati e conosciuti anche per quanto riguarda gli effetti collaterali. Gismondo afferma che il rischio di contrarre la malattia in forma grave è quasi inesistente per i soggetti sani dai 6 mesi in avanti. Pertanto, ritiene che l’approccio americano di vaccinare tutti dai 6 mesi in su debba essere rigettato.

Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, sostiene che la vaccinazione anti-Covid può e deve essere un’opportunità per tutti, ma diventa più stringente in base all’età e alla fragilità o alla presenza di patologie intercorrenti. Pregliasco ritiene che il focus della campagna di richiami autunno-inverno dovrebbe essere sulle persone che sono più a rischio. Tuttavia, sottolinea che il vaccino dovrebbe essere gratuito per tutti e che è necessario rilanciare anche il vaccino antinfluenzale.

Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano e presidente del Nitag – Gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni, sostiene che il ministero della Salute italiano ha fatto una scelta precisa. La vaccinazione viene indirizzata verso categorie specifiche e si può uscire da queste categorie solo su indicazione medica. Signorelli ritiene che sia importante mediare tra costi e benefici e organizzare l’attività di prevenzione in base a questi obiettivi.

In conclusione, mentre i Cdc statunitensi raccomandano i nuovi vaccini anti-Covid a tutti dai 6 mesi in su, gli esperti italiani hanno opinioni diverse. Alcuni sostengono che la vaccinazione dovrebbe essere estesa a tutti, mentre altri ritengono che dovrebbe essere mirata alle categorie più a rischio. Il ministero della Salute italiano ha scelto di indirizzare la vaccinazione verso categorie specifiche, ma consente eccezioni su indicazione medica.

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